Google ha rilasciato il suo nuovo core update il 30 giugno 2025. È il secondo aggiornamento ampio dell’anno e ha cominciato a smuovere subito le acque. Chi lavora con i contenuti l’ha notato nel giro di 48 ore: traffico che ondeggia, SERP che cambiano faccia, pagine che fanno il botto e altre che spariscono senza un motivo apparente. La spiegazione c’è. E riguarda (di nuovo) l’utilità.
Big G continua a bilanciare il modo in cui capisce le query, legge i contenuti e valuta le risposte. Non si tratta di un update contro contenuti specifici, ma un’evoluzione del sistema. In soldoni cosa cambia per chi scrive, pubblica e lavora con l’ottimizzazione?
Il core update non è una punizione
Le regole rimangono le stesse, ma cambia il loro peso.
Chiariamo subito una cosa: l’aggiornamento non è punitivo o pensato per essere penalizzante. Se hai perso ranking – o lo perderai nel giro delle prossime tre settimane, il solito periodo finestra di rollout – non è colpa di contenuti sbagliati. Semplicemente c’è chi ha lavorato meglio di te ed è stato valutato come più utile per l’utente.
E questo vuol dire una cosa. Anche se scrivi bene, non sei riuscito a scrivere in maniera giusta per una determinata query. Non hai scritto l’articolo migliore su un argomento per chi cercava risposte sul web.
Quali sono i contenuti utili
Negli ultimi update la direzione è sempre stata la stessa. Google cerca segnali di contenuti pensati per rispondere a un’esigenza reale.
Come ormai abbiamo imparato, l’utente è al centro e dobbiamo scrivere mettendo insieme esperienza, chiarezza, coerenza. E, cosa non meno importante, dobbiamo farlo con una struttura leggibile.
Tanti saluti alla SEO, quindi? Eh no, l’ottimizzazione per il motore di ricerca (dai su, iniziamo a parlare al singolare, con buona pace di Bing), semplicemente, non è più la scrittura meccanica con cui siamo cresciuti.
Le best practice consigliate da Google
Niente formule magiche, niente trucchetti, niente forzature. Oggi valgono le best practice che ci ripetiamo da tempo:
- andare dritti al punto, senza girarci intorno (ciao Aranzulla!);
- taglio informativo, approfondito, completo e che anticipa le domande dell’utente;
- struttura semplice e facilmente leggibile, con un tono umano e accessibile;
- non tendere trappole all’utente per aumentare il tempo di permanenza o le conversioni.
Google sa, capisce, intuisce. E non è un nostro rivale. Dobbiamo entrare nell’ottica di avere un obiettivo in comune con l’algoritmo: prenderci cura dell’utente. E quindi dei nostri contenuti.
Today we released the June 2025 core update. We'll update our ranking release history page when the rollout is complete: https://t.co/bOclYyVtYH
— Google Search Central (@googlesearchc) June 30, 2025
Cosa fare se hai perso ranking?
Don’t panic. Come sempre. Il rollout durerà un paio di settimane, le oscillazioni sono normali e Google lo dice da sempre: non bisogna reagire a caldo.
Però puoi già cominciare a ragionare. Apri le pagine che hanno perso terreno e inizia a chiederti:
- se rispondono davvero alle query per cui erano posizionate;
- se lo fanno meglio dei competitor che ora le superano;
- se sono chiare, dirette, ben organizzate;
- se si capisce subito perché Google dovrebbe preferirle.
Se anche solo una di queste risposte è forse no, allora il problema non è l’update. Il problema è che la pagina ha smesso di essere la miglior risposta disponibile.
E no, non serve riscrivere tutto, né cambiare titolo e H1 o modificare la data. Serve capire se quella pagina ha ancora un ruolo nel mare magnum della rete e, se sì, come aggiornarla in modo utile. La questione non è piacere a Google, ma essere alla sua altezza.
Anche questo update, insomma, va in una direzione precisa. Quella dei contenuti con valore reale, scritti per chi legge con precisione.
Non basta scrivere bene. Serve scrivere in modo che Google capisca perché quel contenuto vale più di altri. E lo capisce se gli segnali, nel testo, nella struttura, nella coerenza complessiva, che dietro c’è un lavoro vero.
Attenzione all’intelligenza artificiale
Una nota a parte merita il tema dei contenuti generati con l’intelligenza artificiale. È ormai evidente che una parte crescente del web è riempita da testi prodotti da ChatGPT e Gemini e incollati in modo automatico nei CMS e sui social, senza revisione, valore aggiunto o adattamento al contesto.
È molto probabile che uno degli obiettivi di questo update sia proprio questo tipo di testi.
Lo stesso discorso vale per chi continua a copiare, parafrasare, riformulare pagine scritte da altri. Sì, può funzionare a breve termine. Ma se Google sta investendo in sistemi più sofisticati di valutazione semantica, è chiaro che il copia-incolla – umano o artificiale – non ha futuro.
E quindi, ripetiamolo insieme, ancora una volta: l’unico modo sostenibile per stare su Google è fare contenuti propri, curati, informati. E farli meglio degli altri.

